Gatta incinta: dal calore allo svezzamento dei cuccioli

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Per la tua gatta la maternità non inizia con la nascita dei piccoli, ma molto prima. Scopri tutto ciò che precede e segue l’arrivo della cucciolata e impara a gestire al meglio tutte le fasi legate al lieto evento.

Se hai una gatta e hai deciso di non sterilizzarla, forse è perché ti piacerebbe che un giorno facesse dei gattini. Una cucciolata è un evento molto emozionante, culmine di un percorso tanto naturale quanto delicato per il quale ogni proprietario dovrebbe avere un minimo bagaglio di preparazione teorica e pratica. Per aiutarti a comprendere meglio l’intero processo, ecco un breve viaggio lungo tutti i momenti della gravidanza della gatta e della maternità.


Calore

Generalmente, un felino inizia la pubertà tra i sei e i nove mesi, raggiunta la quale la gatta va in calore più volte nel corso del periodo riproduttivo.


Come capire se la gatta è in calore

Ecco di seguito i segnali che indicano che la tua gatta è in calore:

• aumento delle vocalizzazioni, anche per tutta la notte e con versi di solito bassi e lamentosi;

 • si strofina maggiormente contro ogni genere di oggetto;

• ha la tendenza ad accovacciarsi, rotolarsi per terra, a sollevare la parte posteriore del corpo e a deviare la coda di lato;

• minzione più frequente;

• riduzione dell’appetito;

• maggior irrequietezza;

• grooming (pulizia) più frequente e insistente (soprattutto nell’area perineale);

• comportamento più affettuoso o più aggressivo, in funzione dell’indole della gatta, e possibile istinto alla fuga per accoppiarsi.


Come capire se una gatta è incinta: i sintomi della gravidanza nella gatta

Inizierai a intuire i sintomi di una gravidanza nella tua gatta solo verso la terza settimana di gestazione, quando mostrerà l’addome più gonfio, i capezzoli più voluminosi e arrossati, un maggiore appetito e un atteggiamento che può già definirsi materno. L’aumento di peso è rilevabile dopo almeno un mese dal concepimento.

Se la gatta presenta pancia gonfia e anomalie comportamentali, con cambiamenti nel temperamento, è opportuna la conferma di gravidanza con una visita clinica dal veterinario con palpazione dell’addome e attraverso una semplice ecografia già dalla alla terza settimana. In caso di diagnosi tardiva può essere sufficiente anche una radiografia (dal 40° giorno circa).

A differenza degli esseri umani, l’esame delle urine non è invece in grado di determinare con certezza se una gatta è incinta.


Cosa fare quando la gatta è incinta

A questo punto è consigliabile prestare attenzione al fabbisogno energetico della gatta, bilanciando l’apporto nutrizionale in funzione di questo stato fisiologico.

• È importante non esagerare con l’alimentazione, perché se l’incremento del peso dovesse superare il 50% del peso iniziale, al momento del parto, i rischi di un cesareo o di neonati disvitali aumenterebbero. Per questo motivo è utile incrementare la razione giornaliera (di circa il 20%) o passare gradualmente a un alimento specifico per gatte gravide (dalla maggiore concentrazione calorica) intorno alla sesta settimana di gravidanza (alimento che continuerà ad assumere anche durante la lattazione).

• Passare a 3 pasti al giorno nella seconda metà della gravidanza, perché l’utero comincia a ingrandirsi e a lasciare meno spazio per la dilatazione dello stomaco, quindi è meglio dare pasti più piccoli ma più spesso.

• Evitare tutto ciò che possa essere fonte di stress, ad esempio cambiamenti nel suo territorio (da spostamenti dei mobili al trasloco), dandole sempre la possibilità di nascondersi e dedicandole del tempo per coccolarla e giocare.


Quanto dura la gravidanza di una gatta? 

La durata della gravidanza nella gatta varia da 63 a 65 giorni dopo l’accoppiamento e si conclude con la nascita di un numero di gattini variabile da 1 a 9 (3-5 in media).

Durante questo periodo la gatta dovrà fare pasti equilibrati, considerando che le sue condizioni incidono sulla capacità di sopportare lo stress della gestazione e dell’allattamento, e bisognerà evitare vaccinisverminazioni e altri farmaci potenzialmente dannosi per i gattini.


Come si comporta una gatta in gravidanza?

Con l’avvicinarsi del parto, il ventre e le mammelle diventano particolarmente voluminosi, con perdite di colostro negli ultimi giorni. In questo periodo, la gatta si fa sempre più inquieta, pur cercando di muoversi il meno possibile. Capiterà spesso di trovarla dentro l’armadio, in un cassetto, tra le scarpe o in qualche angolo particolarmente nascosto: è alla ricerca di un luogo caldo, tranquillo e appartato dove partorire. Per questo motivo, nella fase finale della gestazione è consigliabile tenere la gatta gravida sempre in casa, per evitare che cerchi un posto per partorire all’aperto.


Quanto e cosa deve mangiare una gatta incinta

La somministrazione dell’alimento dovrebbe essere frazionata in tre pasti al giorno e il razionamento dovrebbe aumentare di circa il 20%. Al momento del parto la gatta perde solo il 40% del peso corporeo acquisito (a differenza che nella cagna in cui il peso acquisito in gestazione viene perso quasi tutto al momento del parto), il restante 60% è grasso corporeo utile riserva energetica durante l’allattamento.

Fornire sempre acqua fresca e pulita e scegliere un mangime di qualità studiato per le gatte in gravidanza con un aumento graduale e progressivo dell’apporto calorico dalle 5-6 settimane di gestazione. 


Quanti gattini può partorire una gatta?

Il numero dei gattini dipende dalla genetica dei genitori, l’età, lo stato di salute della mamma. In genere la prima cucciolata porta alla nascita di 3 gattini, ma il numero può variare molto dai 3-5 fino ai 9 gattini.


Una gatta incinta deve restare lontana dai gatti maschi?

La gatta gravida non accetta ulteriori accoppiamenti. La superfecondazione (fecondazione di più ovuli da parte di maschi diversi) può avvenire soltanto durante lo stesso ciclo (con ovulazioni indotte a uno due giorni una dall’altra) e non causa particolari differenze di accrescimento dei feti (a meno di accoppiamenti con maschi di taglia molto diversa).


Aborto spontaneo della gatta

La gestazione è un periodo delicato ed è importante riconoscere i segnali di un aborto spontaneo per intervenire tempestivamente. L’aborto spontaneo con espulsione dei feti può avvenire solo dopo almeno 30 giorni dal concepimento (altrimenti si assisterà a un riassorbimento fetale). Se l’aborto si verifica al termine della gravidanza, potrebbero nascere cuccioli morti.


Le cause dell’aborto spontaneo nella gatta incinta

Le cause possono essere molteplici, tra cui:

• infezioni batteriche;

• malattie infettive virali (ad esempio panleucopenia, FIP, FIV, FeLV, ecc.) se la gatta non è vaccinata;

• carenze nutrizionali;

• dimensioni fetali eccessive o malformazioni fetali;

• somministrazione di farmaci ad azione abortigena;

• traumi;

• tossicosi.


I sintomi dell’aborto spontaneo della gatta incinta

Molto spesso l’aborto nella gatta può avvenire senza alcun sintomo evidente. Tuttavia, ci possono essere dei segnali che fungono da campanello d’allarme, come ad esempio:

- febbre;

- diarrea;

- costipazione;

- emorragie;

- apatia;

- debolezza;

- tendenza ad isolarsi.

È opportuno a questo punto una visita dal veterinario per un accertamento sullo stato di salute della gatta.


Comportamento della gatta prima di partorire

Qualche giorno prima del parto la gatta è più irrequieta e alla ricerca di un posto soffice e caldo, e soprattutto tranquillo e sicuro da correnti e rumori.

Dal punto di vista comportamentale, la gatta che sta per partorire manifesta irrequietezza, ha meno appetito, ricerca un giaciglio per nascondersi, si pone in decubito laterale, facendo le fusa e leccandosi i genitali.


Preparazione al parto della gatta

Il periodo immediatamente precedente al parto è il momento in cui la gatta ha particolarmente bisogno del tuo aiuto. Verifica che non siano presenti peli residui o nodi di pelo sui capezzoli e sulla vulva (se il pelo è molto lungo, è consigliabile accorciarlo in queste zone) e tranquillizzala spazzolandola spesso e delicatamente. Preparale inoltre una cuccia per il parto, acquistandola in un negozio per animali o realizzandola con una scatola di cartone con all’interno un panno morbido e dei fogli di giornale. Colloca il giaciglio in un luogo appartato, ma non isolato, dove la gatta possa stare tranquilla quando comincerà il travaglio e tu possa tenerla facilmente sotto controllo.

Ecco un elenco di tutto ciò che può servire:

• un paio di settimane prima del parto, predisponi un giaciglio riparato e tranquillo che funga da rifugio al momento del parto;

• prepara asciugamani puliti e salviette, garze, disinfettante mani e guanti monouso, nel caso dovessero servire, ma soprattutto telefono e numero del veterinario;

• è bene evitare di scattare fotografie e l’affollamento di persone: tutti comportamenti che insieme alla manipolazione precoce del gattino stressano la gatta.


Travaglio e parto della gatta incinta

Quando mancheranno 12-24 ore al parto, la gatta gravida raggiungerà la cuccia e inizierà il travaglio. Il processo può durare anche un giorno intero: se l’animale si sente disturbato o ha qualche problema, può bloccarsi e aspettare un momento di maggiore tranquillità. Iniziano le contrazioni addominali e uterine a cui seguono “i premiti”, le contrazioni uterine vigorose (e i miagolii), che terminano con l’espulsione del cucciolo. Prima dell’espulsione può comparire una sacca con liquido trasparente (allantoide), che rompendosi rilascia liquido trasparente. Il feto viene espulso ricoperto dalla membrana amniotica, che sarà rimossa dalla madre tramite leccamento. Il rilascio di liquido amniotico induce la gatta a leccarsi e a ripulire anche il neonato, stimolando così la respirazione nel gattino. Successivamente si verifica l’espulsione della placenta, la gatta lecca il cucciolo, rompe il cordone ombelicale e mangia la placenta.

Dall’inizio della fase espulsiva, con rottura delle acque, alla prima nascita non devono trascorrere più di 3-12 ore, mentre l’intervallo tra i nati varia tra i 20 minuti e massimo 4 ore. Se temi delle complicazioni serie per la mamma o i nascituri, richiedi subito l’intervento del veterinario, che valuterà se è il caso di intervenire con un taglio cesareo.

In occasione del suo primo parto è possibile che la tua gatta abbia qualche difficoltà dovuta all’inesperienza e dovrai dunque darle una mano: ad esempio, se il sacco placentare di un gattino si rompe durante l’uscita aiutalo a liberarsi; se la mamma non pulisce i piccoli appena partoriti pensaci tu usando delle salviette.


Quanto e cosa deve mangiare una gatta durante l’allattamento

La lattazione inizia al parto e dura dalle sei alle dodici settimane, in funzione della razza, del livello di crescita dei gattini e dall’ambiente di vita.

Il latte è molto concentrato in proteine e grassi: per questo motivo durante il periodo di allattamento la spesa energetica è ancora più elevata rispetto a quella della gestazione.

Grande importanza nella fase di lattazione riveste la presenza continua di acqua fresca per evitare la minima disidratazione, che si ripercuote negativamente sulla produzione di latte. Le diete formulate per gravidanza e allattamento dei gattini per

un adeguato apporto calorico sono molto importanti: una corretta alimentazione permette una produzione sufficiente di latte e impedisce un’eccessiva perdita di peso della madre. Lo stress che l’allattamento impone alla gatta dipende dallo stato nutrizionale, dal peso al momento del parto e dalla numerosità della cucciolata.

Il picco di allattamento si verifica 3-4 settimane dopo il parto; dopo la quarta settimana, la quantità di latte consumata dai cuccioli diminuisce in parallelo al graduale incremento dell’assunzione di cibi solidi.


Allattamento dei gattini

Nelle prime 24 ore i nuovi nati non si alimentano con il latte materno vero e proprio, ma con il colostro. Si tratta di un liquido ricco di proteine, grassi, minerali e anticorpi che garantisce loro una crescita veloce e li protegge dalle malattie, visto che il loro sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato. Il gattino è in grado di assorbire gli anticorpi colostrali per un periodo breve, ossia per circa 16-24 ore. Superate queste ore, la parete intestinale nel gattino diventa impermeabile e le proteine di grandi dimensioni non sono più in grado di attraversarla e quindi di raggiungere il sangue.

La mamma allatta i gattini ogni mezz’ora con poppate di venti minuti ciascuna e la capacità nutrizionale del suo latte dipende dall’alimentazione, dalla posizione delle mammelle e dalla specifica fase dell’allattamento (verso la quinta settimana il latte comincia a diminuire, fino a esaurirsi completamente).

Se la gatta non ha abbastanza latte per tutti i gattini o allattare le risulta doloroso a causa di un’infezione batterica chiamata mastite, dovrai alimentare i piccoli con dell’apposito latte in polvere per gattini, da somministrare con un biberon dalla tettarella larga o con una siringa.

Il latte artificiale deve avere una temperatura di circa 38 gradi e va dato al gattino tenendolo con la pancia rivolta verso il basso. A fine poppata, controlla sempre che non ci siano residui nella bocca o nel naso. Infine, evita assolutamente il latte vaccino, poiché i gatti sono generalmente intolleranti al lattosio.


Svezzamento dei gattini

Lo svezzamento ha inizio quando i gattini hanno circa 30 giorni e la mamma diminuisce gradualmente la produzione di latte. Puoi allora iniziare a introdurre dei cibi solidi nella dieta dei piccoli: omogeneizzati di vitello e pollo, cereali, carne frullata, pesce ben cotto e sminuzzato preparati e dosati secondo le indicazione del tuo veterinario, oltre agli speciali cibi con formulazione “kitten”, ricchi degli omega-3 consigliati dai veterinari. In circa 4 o 5 settimane lo svezzamento è completo e il gattino si alimenterà solo con cibo solido (da somministrare almeno 3 volte al giorno).

Se scegli di preparare i cibi in casa, assicurati che siano ammorbiditi e ben tritati, così da essere facili da masticare e inghiottire. Se durante i primi pasti semisolidi i gattini rigurgitano i bocconi, non spaventarti: probabilmente devono ancora imparare a gestire la nuova modalità di assunzione del cibo.


Articolo a cura della Redazione di Animalidacompagnia.it, Dott.ssa Monica Viacava

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