SALUTE

Malattie del gatto: sintomi, terapia e prevenzione

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Il panorama delle malattie del gatto è molto ampio, ma è importante conoscere i sintomi delle patologie più comuni per interpretare i comportamenti anomali e agire prontamente. Ecco quindi una serie di informazioni essenziali da sapere prima di richiedere l’intervento del veterinario.

Le malattie che possono colpire il tuo gatto sono davvero tante: può trattarsi di piccoli disturbi guaribili in breve tempo, di condizioni più serie e di patologie che mettono a rischio la sopravvivenza stessa dell’animale. Per fortuna, la stragrande maggioranza delle malattie del gatto è identificabile grazie a sintomi evidenti o cambiamenti negli atteggiamenti quotidiani e nelle abitudini del tuo micio; anche nelle circostanze più preoccupanti esistono cure adeguate.

Come regola generale, il consiglio è di abituarti a osservare con attenzione il comportamento del tuo gatto così da cogliere tempestivamente eventuali variazioni rispetto alla normalità.

A scopo preventivo, è importantissimo che l’animale venga visitato periodicamente dal veterinario (dunque non solo se manifesta delle anomalie), che rispetti il calendario delle vaccinazioni e dei richiami, che riceva un adeguato trattamento contro i parassiti esterni e interni e che si alimenti in modo sano ed equilibrato.

Tutti questi accorgimenti contribuiscono a ridurre sensibilmente i rischi di malattie, prevenendone l’insorgenza ed evitando i contagi. Tuttavia, poiché esiste sempre un margine di imprevedibilità, avere una conoscenza anche sommaria del panorama delle malattie feline e dei relativi sintomi, è una buona idea.


Malattie infettive nel gatto

La maggior parte delle malattie infettive feline è provocata da virus. Poiché alcune di esse sono incurabili e in alcuni casi addirittura fatali, sottoporre il tuo gatto alle vaccinazioni (“obbligatorie” e non) e a un’adeguata profilassi antiparassitaria può salvargli la vita.

Di seguito troverai alcune schede sintetiche sulle principali patologie virali che colpiscono il gatto.


Panleucopenia o gastroenterite infettiva felina

Grave patologia felina contagiosa causata dal parvovirus felino (FPV, virus disseminato con le feci e dalla grande resistenza ambientale), interessa soprattutto i gatti giovani. Poiché risulta mortale nell’80% dei casi, in quanto colpisce in maniera sistemica (con grave immunodepressione) e in forma acuta e iperacuta, al comparire dei primi sintomi è essenziale rivolgersi immediatamente al veterinario.

• Sintomi: diarrea, vomito persistente, febbre alta, rifiuto del cibo e dell’acqua.

• Terapia: sintomatica e consigliata dal veterinario; i trattamenti sono a base di antibiotici per prevenire infezioni batteriche secondarie, fluidoterapia per combattere la disidratazione, antiemetici (anti-vomito) e alimentazione forzata.

• Prevenzione: vaccinazione.


Leucemia felina o FeLV

Malattia del gatto estremamente contagiosa causata da un retrovirus che si trasmette per semplice contatto salivare attraverso la via oro-nasale tramite leccamento, per ferite da morso, per via transplacentare o attraverso il latte materno.

Nella fase acuta, la replicazione virale comporta ipertermia, malessere generale, reazione linfonodale.

• Sintomi: molto vari e in base alle infezioni secondarie o ai tumori (linfomi) fortemente associati a questa patologia, come difficoltà respiratorie, perdita di peso, debilitazione, vomito, indebolimento delle difese immunitarie.

• Terapia: non esistono cure efficaci e i trattamenti hanno il solo scopo di migliorare la qualità di vita dell’animale.

• Prevenzione: vaccinazione.


Immunodeficienza felina o FIV

Malattia dei gatti incurabile. È provocata da un retrovirus appartenente alla sottofamiglia dei lentivirus, molto simile a quello che causa l’HIV nell’uomo. Questo virus è estremamente labile nell’ambiente esterno e viene rapidamente inattivato dai comuni disinfettanti. Il contagio attraverso i morsi è quindi più a rischio rispetto al leccamento o all’ uso comune di ciotole, lettiere. È possibile la trasmissione del virus dalla madre al feto, nelle prime fasi della gravidanza. La FIV ha un effetto fortemente debilitante sul sistema immunitario del gatto, rendendolo suscettibile ad altre patologie, ma spesso ha un periodo di latenza lungo, durante il quale il virus danneggia via via il sistema immunitario del gatto.

Sintomi: inizialmente la sintomatologia clinica è spesso assente. Quando presente, il gatto può presentare ipertermia, anoressia e aumento di volume di tutti i linfonodi. Nella fase di latenza il gatto è del tutto asintomatico e si osservano solo modificazioni a carico della formula leucocitaria. Allo stadio terminale vi è invece rifiuto del cibo, dermatiti, stomatiti, perdita di peso, diarrea, gengiviti, problemi respiratori, nefropatia, infezioni opportunistiche causate da altri microrganismi e tumori (linfomi e carcinomi).

Cure: si tratta di una malattia al momento incurabile.

Prevenzione: non esiste un vaccino, si può solo prevenire l’esposizione con soggetti a rischio. Tuttavia, un gatto infetto può condurre una vita normale e vivere quanto un gatto perfettamente sano, se il suo quadro clinico non è grave e prevenendo contatti con altri felini che potrebbero infettarsi. Data la predisposizione a contrarre altre infezioni, i gatti FIV positivi dovrebbero essere correttamente vaccinati (se non sintomatici) e sottoposti a controlli veterinari periodici.


Peritonite infettiva felina o FIP

La FIP è una malattia dei gatti molto grave causata da un coronavirus felino molto diffuso nelle popolazioni feline (soprattutto nei giovani), sia domestiche sia selvatiche; infatti, normalmente, si localizza a livello intestinale senza provocare danni al felino che lo ospita. È in seguito a una mutazione, dovuta a numerosi fattori come lo stress, patologie concomitanti immunodepressive, ecc., che il virus si diffonde dall’intestino agli altri organi interni danneggiandoli. Anche in assenza di segni clinici, il gatto infettato elimina il virus con le feci trasmettendolo a felini sani.

L’infezione sostenuta dal virus della peritonite infettiva felina è una perivasculite: un processo infiammatorio a carico dei vasi. Poi a seconda del tipo di risposta immunitaria e ceppo virale ci sono diverse forme cliniche, umida e secca che spesso però si sovrappongono.

• Sintomi: in forma umida (essudativa o effusiva) con versamenti addominali (da cui il nome spesso usato di peritonite, ovvero infiammazione del peritoneo addominale e viscerale, con aumento di volume dell’addome), pericardite, pleurite (con difficoltà respiratorie); in forma secca con lesioni granulomatose in vari organi e sintomatologia varia. Caratteristiche comuni a queste diverse forme sono sintomi come l’ipertermia, l’abbattimento, la disidratazione, il pallore delle mucose, l’ittero, il dimagrimento, la crescita stentata, diarrea e vomito.

• Terapia: la malattia è al momento incurabile (si cerca di curare i sintomi, ma non si può curare la malattia) e, indipendentemente dall’evoluzione clinica, l’esito è purtroppo fatale.

• Prevenzione: non esiste un vaccino. L’eradicazione di questa malattia si basa sul rispetto delle norme igieniche per ottenere ambienti indenni dal virus, identificando i gatti eliminatori ed evitandone il contatto con i soggetti sani.


Rabbia

Malattia trasmessa dal lyssavirus sia al gatto che all’uomo tramite morso o contatto della saliva infetta con una ferita. Alla comparsa dei sintomi la prognosi è infausta. L’Italia è attualmente indenne da questa patologia, ma è necessaria la vaccinazione (da riportare sul passaporto con certificato) per gli spostamenti all’estero.

• Sintomi: cambiamenti improvvisi del carattere o del comportamento, polifagia, aggressività, miagolio roco, pupille dilatate, difficoltà respiratorie, unghie sfoderate, idrofobia, sintomi neurologici degenerativi con paralisi progressiva, coma e morte

• Terapia: la malattia è al momento incurabile.

• Prevenzione: vaccinazione.


Clamidiosi

Causata dal batterio Chlamydophila felis, fa parte delle potenziali malattie trasmesse dai gatti all’uomo (zoonosi pericolosa soprattutto nei bambini), proprio come la rabbia. La trasmissione avviene per aerosol da gatti infetti. Colpisce la mucosa congiuntivale e respiratoria, ma può attaccare anche l’apparato genitale, quello digerente nel tratto intestinale e la placenta.

• Sintomi: congiuntivite unilaterale o bilaterale con scolo anche purulento, febbre, starnuti, rinite acuta con scolo.

• Terapia: antibiotici, colliri e pomate per gli occhi.

• Prevenzione: vaccinazione (vaccino consigliato in gatti a rischio).


Influenza felina

Questo termine indica una serie di affezioni delle alte vie respiratori molto comuni nei gatti con immunità insufficiente o nei gattini. I principali agente infettivi responsabili sono l'herpesvirus del gatto (FHV-1) e il calicivirus, trasmessi da secrezioni infette o per inalazione, che provocano una patologia anche molto grave negli animali giovani. Ai primi sintomi di queste malattie si consiglia di portare il gatto dal veterinario.

• Sintomi: starnuti, tosse, secrezioni di muco e pus dagli occhi e dal naso, congiuntiviti, stomatiti, febbre, difficoltà respiratorie, inappetenza.

• Terapia: consigliata dal veterinario in base al caso specifico, spesso ricorso di antibiotici per le complicanze batteriche secondarie.

Prevenzione: la vaccinazione è importante considerando da un lato le complicanze per i soggetti malati a causa delle infezioni batteriche secondarie e anche per i soggetti guariti, potenziali portatori dell’herpesvirus in momenti di stress con riacutizzazioni più o meno gravi.


Toxoplasmosi

È una zoonosi, una delle malattie che possono essere trasmesse, direttamente o indirettamente, dagli animali vertebrati all’uomo.

Malattia causata da un parassita protozoo, Toxoplasma gondii, che può infestare sia il gatto che l’uomo (e molto pericoloso per le donne in gravidanza). 

Tra gli ospiti intermedi, l’uomo contrae la toxoplasmosi per ingestione di “oocisti infettanti” (uno degli stadi di sviluppo del parassita) dall’ambiente attraverso verdure contaminate da feci di gatto e, in minor misura, per mancanza d’igiene nel maneggiare materiale contaminato come la lettiera del gatto (infetto ed eliminatore), tramite vettori passivi come le mosche, in grado di trasferire le oocisti sul cibo, oppure attraverso l’ingestione di carne cruda o poco cotta (contaminata da cisti tessutali). L’infezione colpisce il feto umano se si verifica nella donna in gravidanza esposta per la prima volta all’infezione. In questo caso la mancanza di una risposta immunitaria efficace permette il passaggio transplacentare dei parassiti al feto.

I felini possono infettarsi ingerendo cisti di Toxoplasma gondii contenute nei tessuti e negli organi di altri animali, oppure con l’ingestione delle oocisti fecali eliminate da altri felini.

Una volta eliminate, le oocisti impiegano circa 24 ore per divenire infettanti, per cui anche l’eventuale eliminazione di feci nella lettiera da parte di gatti infetti che vivono in casa non costituisce un problema, se la pulizia della cassetta avviene quotidianamente, usando i guanti o lavandosi poi accuratamente le mani.

Queste sono le ragioni che scagionano il gatto dall’imputazione di untore della toxoplasmosi umana.

• Sintomi: La maggior parte dei gatti adulti infetti non presenta alcun sintomo, ma nei gattini e nei soggetti debilitati con difese immunitarie indebolite compare febbre, polmonite, anoressia, epatite, convulsioni, lesioni cerebrali.

• Terapia: a base di antibiotici.

• Prevenzione: non esiste un vaccino, la prevenzione si basa su misure igieniche.


Malattie cardiache nel gatto

Nel gatto le patologie cardiache interessano gli esemplari di tutte le età, ma naturalmente hanno un’incidenza maggiore nei soggetti più anziani. Si tratta di affezioni la cui diagnosi richiede esami specifici (radiografie, elettrocardiogrammi, ecocardiogrammi), poiché presentano sintomi spesso vaghi, nonché comuni ad altre patologie, quali difficoltà respiratorie, tosse, affanno, variazioni di peso e aumento di volume addominale.

Un ruolo cruciale è dato dal proprietario: sia nella sua predisposizione a portare il proprio gatto alle visite di controllo, sia per l’attenzione e scrupolosità necessarie a seguire la terapia impostata dal veterinario, in caso di cardiopatia.

Ecco una scheda sintetica dedicata alle cardiomiopatie, le malattie del gatto più diffuse che interessano il sistema cardiovascolare.


Cardiomiopatia ipertrofica (CMI)

È la forma di cardiomiopatia più frequente tra i gatti, che vengono colpiti senza distinzioni di età e di razza (anche se nel Maine Coon, Ragdoll, Sphynx è stata identificata una predisposizione genetica). La patologia è data da un aumento di spessore del miocardio ventricolare (in particolare il sinistro) con riduzione della capacità delle camere cardiache. La diagnosi si basa sull’esame ecocardiografico.

• Sintomi: compaiono nell’adulto-anziano (più precocemente nelle razze predisposte) all’auscultazione cardiaca, con possibile soffio, difficoltà respiratoria (dispnea) accompagnata da affanno, tosse, debilitazione, apatia, inappetenza.

• Terapia: ha come obiettivo quello di prevenire lo scompenso cardiaco e le complicanze trombo-emboliche (paralisi degli arti posteriori in primis). In base al quadro clinico si valuta l’utilizzo di farmaci che riducono la frequenza cardiaca quando il battito è eccessivamente veloce (tachicardia) e altri per rilassare le fibre muscolari cardiache e dilatare le coronarie. Inoltre, è importante creare un ambiente di vita molto tranquillo.

• Prevenzione: visita clinica di controllo dal veterinario con auscultazione cardiaca, esame ecocardiografico negli adulti-anziani, test genetici per le razze predisposte.

 

Cardiomiopatia dilatativa (DCM)

Provocata da un deficit di taurina. Poiché gli integratori di questo amminoacido sono normalmente disponibili in commercio, questa malattia del gatto ha oggi un’incidenza molto limitata.

Sintomi: anoressia, debolezza, difficoltà respiratoria. All’esame ecocardiografico la DCM si caratterizza per una dilatazione del ventricolo sinistro (e poi dell’atrio sinistro) con parete più sottile e quindi con una minore capacità di contrazione; all’elettrocardiogramma è possibile la presenza di aritmie.

Terapia: trattamento con taurina in caso di carenza. In fase acuta si trattano i sintomi di congestione del piccolo circolo, quale l’edema polmonare attraverso i diuretici e farmaci che migliorino la contrattilità cardiaca.

Come terapia di mantenimento si usano diuretici, ACE-inibitori che diminuiscono la ritenzione idrico-salina e farmaci antiaritmici se presenti aritmie.

Prevenzione: corretto apporto di taurina con la dieta, mai somministrare cibo per cani che non contiene sufficiente taurina.


Cardiomiopatia restrittiva

Caratterizzata dall’irrigidimento delle pareti del miocardio. Ne consegue una difficoltà del sangue a fluire nel cuore.

Sintomi: letargia e difficoltà respiratorie e, in caso di peggioramento con insufficienza cardiaca, edema polmonare e versamento pleurico, oltre al rischio anche in questo caso di tromboembolismo arterioso, con paralisi degli arti posteriori.

Terapia: deve essere valutato attentamente il quadro clinico per impostare una cura corretta, soprattutto nel caso delle complicanze sopra elencate. Nella fase di mantenimento si utilizzano farmaci che rilassano il miocardio, dilatando le coronarie e migliorando l’efficienza di contrazione.

Prevenzione: visita clinica di controllo ed ecocardiografia in caso di sintomi sospetti; una valutazione cardiologica è sempre indicata in caso di debolezza, intolleranza all’esercizio fisico, respirazione a bocca aperta.


Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro (ARVC)

È determinata da una progressiva sostituzione delle cellule miocardiche da tessuto fibroso e adiposo, la cui causa è ignota. Il quadro ecocardiografico è dominato da una grave dilatazione delle camere cardiache destre (atrio e ventricolo).

È la più insidiosa tra patologie cardiache del gatto, poiché può comportare una morte improvvisa e asintomatica, ma è molto rara.

Sintomi: versamento pleurico, ascite, aritmie, insufficienza cardiaca congestizia destra fino a morte improvvisa.

Prevenzione: visita clinica di controllo ed ecocardiografia in caso di sintomi sospetti;


Malattie respiratorie nel gatto

Come nella maggior parte dei mammiferi, anche per il gatto la malattia respiratoria più comune è il raffreddore, che generalmente colpisce l’animale in modo lieve. Esistono tuttavia alcune malattie feline dell’apparato respiratorio più serie, alcune delle quali di origine virale e infettiva, per cui è necessaria una diagnosi del veterinario e un trattamento farmacologico mirato e più efficace.

Di seguito trovi alcune schede sintetiche dedicate alle principali malattie dell’apparato respiratorio del gatto.


Influenza felina

Già citata prima, è una delle malattie respiratorie feline più gravi nei gattini, causata da diversi microrganismi, tra cui l’herpesvirus della rinotracheite infettiva, il calicivirus, e la Bordetella bronchiseptica per citarne alcuni. Comporta un’infiammazione delle vie aeree che colpisce naso, occhi, bocca, laringe e trachea. Si diffonde facilmente tramite contatto con animali malati o portatori sani dei virus. Poiché la malattia può avere numerose complicazioni fino a diventare cronica, alla comparsa dei primi sintomi è essenziale portare subito il gatto dal veterinario.

Sintomi: naso irritato, starnuti, prurito, congiuntivite, lacrimazione abbondante, secrezioni nasali e oculari dense di muco e pus, difficoltà respiratorie, dolori intensi alla bocca con conseguente difficoltà ad alimentarsi.

Terapia: antibiotici, aerosol.

Prevenzione: vaccinazione.


Laringite

Come nella forma umana, si tratta di una malattia fastidiosa, ma non pericolosa.

Sintomi: tosse, alterazioni della vocalizzazione, deglutizioni frequenti.

Terapia: specifica per la laringite felina (evitare i medicinali umani).


Bronchite e polmonite

Come nelle forme umane, queste malattie del gatto hanno un decorso abbastanza lungo, da curare mediante inalazioni, mucolitici (in alcuni casi) e antibiotici. In particolare, la polmonite può essere estremamente pericolosa e addirittura letale se non curata tempestivamente.

Sintomi: respiro affannoso, tosse, febbre alta, inappetenza.

Terapia: a base di antibiotici, antiinfiammatori e mucolitici.


Asma

In molti casi si tratta della manifestazione di un’allergia, la cui natura può essere stabilita solo dal veterinario, il quale consiglierà il trattamento farmacologico più adeguato.

Sintomi: respirazione affannosa e ansimante, eccessi di tosse, colorazione bluastra di labbra, gengive e lingua, collasso.

Terapia: farmacologica specifica per l’allergia, nella fase acuta antinfiammatori.


Malattie degli occhi del gatto

È piuttosto frequente che i gatti siano soggetti a infezioni e malattie oculari, alcune anche serie. Per una buona igiene degli occhi nel gatto, se necessario puliscili regolarmente con acqua tiepida o colliri specifici. Non bisogna trascurare inoltre la comparsa di eventuali sintomi di un’infezione (occhi arrossati, opachi o velati, lacrimazione, tracce di pus), nel qual caso rivolgiti prontamente al veterinario.

Di seguito trovi le schede sintetiche riguardanti le malattie degli occhi del gatto più diffuse.


Congiuntivite

Può avere una natura allergica o infettiva, causata da correnti d’aria, ferite o contatto con corpi estranei e si sviluppa in uno o entrambi gli occhi.

Sintomi: occhi chiusi o semichiusi, arrossamento, gonfiore, palpebre con pus o muco, dolore.

Terapia: applicazione regolare di colliri specifici per felini, trattamenti di lunga durata a base di antinfiammatori (per le forme allergiche).


Blefarite

Infiammazione delle palpebre di natura infettiva, allergica o parassitaria che può colpire entrambe le palpebre.

Sintomi: dolore agli occhi, palpebra gonfia e arrossata, essudazione e formazione di croste.

Terapia: pomate antibiotiche, antinfiammatori.


Calazio

Infiammazione della ghiandola sebacea di Meibomio posta all’interno dell’occhio, con comparsa di un rigonfiamento a livello della palpebra a causa dell’ostruzione del dotto ghiandolare e accumulo di secreto al suo interno.

Sintomi: arrossamento delle palpebre, lacrimazione abbondante.

Terapia: colliri antibiotici; nei casi gravi può essere necessario l’intervento chirurgico.


Glaucoma

È causata da un’ostruzione alla via di drenaggio dell’umor acqueo nell'occhio, insieme al progressivo aumento della pressione oculare. In presenza dei sintomi, è necessario portare immediatamente il gatto dal veterinario per una diagnosi e l’avvio della terapia. In mancanza di adeguate cure può provocare la cecità.

Sintomi: aspecifici con arrossamento della parte bianca dell’occhio, pupilla dilatata, lacrimazione.

Terapia: può essere locale, ma a volte è necessario l’intervento chirurgico.


Malattie delle orecchie del gatto

Le orecchie del tuo gatto sono molto delicate e per questo vulnerabili a una serie di fastidiose malattie che possono addirittura influire sulle sue capacità sensoriali. Per prevenirle, controllale regolarmente e in caso di anomalie e forte prurito rivolgiti subito al veterinario.

Ecco alcune schede dedicate alle principali malattie del gatto che colpiscono le orecchie.


Otite

È un’infiammazione del condotto uditivo provocata da batteri, parassiti, lieviti o allergie alimentari.  Le otiti croniche comportano danni al timpano o all’orecchio medio e possono portare alla sordità.

Sintomi: tendenza a scuotere e piegare lateralmente la testa, grattarsi le orecchie e a evitare il contatto con la parte dolorante; orecchio gonfio e arrossato che emana cattivo odore, irrequietezza.

Terapia: è necessaria una visita dal veterinario per stabilire il tipo di otite (esterna, media o interna) e il trattamento farmacologico antibiotico adeguato.

Prevenzione: utilizzo regolare di antiparassitari e l’intervento tempestivo in caso di infezione.


Acariasi

Infezione molto frequente, trasmessa attraverso il contatto con un ambiente infestato dagli acari o con gatti già infettati.

Notoedres cati è responsabile della rogna notoedrica, malattia contagiosa che provoca una dermatite crostosa fortemente pruriginosa su testa, faccia, orecchie, ma anche zampe e area genitale.

L’acaro delle orecchie, Otodectes cynotis, è causa di irritazione e fastidio auricolare e l’infestazione si accompagna generalmente alla produzione di un abbondante cerume marrone e ceroso.

Sintomi: tendenza a scuotere la testa e grattarsi le orecchie, dolore, croste secche di colore bruno, presenza di acari.

Terapia: specifici prodotti antiacari locali o sistemici.

Prevenzione: uso regolare di antiparassitari e visite di controllo. 


Micosi e malattie della pelle nel gatto

Benché il gatto sia un animale estremamente pulito e si dedichi in modo quasi ossessivo alla propria pulizia, in alcuni casi le malattie della pelle possono colpirlo ugualmente, provocandogli notevoli disagi.

Le principali malattie cutanee sono sintetizzate nelle schede di riferimento qui di seguito.


Acne felina

È un’infiammazione ghiandolare nella pelle attorno alle labbra e sul mento del gatto. Può essere causata da produzione eccessiva di sebo, disturbi digestivi, alimentazione scorretta o problemi di natura ormonale. Non è grave, ma il forte prurito può indurre il gatto a grattarsi eccessivamente, con conseguente infiammazione della parte interessata.

Sintomi: punti neri sul mento e sulle labbra, gonfiore del mento, prurito, pustole.

Terapia: nei casi più lievi lavaggi delicati con prodotti specifici, nei casi più seri, trattamento antibiotico.


Dermatiti

Infiammazioni cutanee causate da diversi fattori: allergie alimentari, infezioni, parassiti (pulci e acari), uso di shampoo non idonei, stress. La dermatite dei gatti più diffusa è quella allergica procurata dalle punture di pulci.

Sintomi: croste, arrossamenti, gonfiore, rottura dei peli per grattamento.

Terapia: farmaci specifici, dieta alimentare, terapia comportamentale.

Prevenzione: antiparassitari.


Dermatite miliare

Malattia della pelle del gatto provocata da una reazione allergica alla saliva delle pulci, ad alcuni alimenti o ad allergeni presenti nell’ambiente domestico.

Sintomi: croste, prurito, eruzione cutanea di papule rosse sul dorso, a cui può seguire perdita di pelo localizzata.

Terapia: antiparassitari, antibiotici in caso di infezioni.

Prevenzione: nel caso di ipersensibilità al morso di pulce sarà fondamentale il trattamento antiparassitario; se si sospetta una reazione avversa a un alimento, si attuerà una dieta di eliminazione stabilita dal veterinario per identificare l’allergene responsabile.


Eczema

Irritazione cutanea che spinge il gatto a grattarsi con grande veemenza, fino a togliersi le croste o strapparsi ciuffi di pelo. Tra le cause troviamo le allergie, un’alimentazione scorretta e cambiamenti nella dieta alimentare.

Sintomi: arrossamenti, croste, papule.

Terapia: interventi sull’alimentazione, cure specifiche stabilite dal veterinario.


Rogna sarcoptica

Dermatite parassitaria molto frequente, provocata da un acaro, Sarcoptes scabiei   trasmissibile ad altri animali e all’uomo. La contaminazione avviene in modo diretto o indiretto (l'acaro può sopravvivere molti giorni nell'ambiente esterno). Causa un forte prurito, che costringe il gatto a grattarsi con tale insistenza da provocarsi lesioni, esponendosi anche a infezioni batteriche. Può colpire tutte le razze.

Sintomi: prurito intenso e costante, croste, perdita di pelo a chiazze, pustole.

Terapia: farmaci antiparassitari ad assunzione orale o applicazione topica (spot-on).


Tricofizia o tigna

Le micosi si trasmettono per contatto diretto con il soggetto infetto o con il suo ambiente. Nel gatto, la maggior parte di queste forme, le tigne, sono causate da Microsporum canis (agente zoonosico).

Vista l’elevata contagiosità (anche per l’uomo), se il gatto ne viene colpito è opportuno tenerlo isolato e rivolgersi prontamente al veterinario per iniziare un trattamento specifico.

Sintomi: perdita di pelo a zone, arrossamenti, desquamazione, croste.

Terapia: trattamento sia topico che sistemico con antimicotici e igiene ambientale.


Malattie dell’apparato riproduttore del gatto

Il tuo gatto è molto attento alla propria igiene intima, ma a volte pulirsi meticolosamente non basta: il suo apparato riproduttore è infatti molto delicato e, dunque, sempre esposto al rischio di malattie, anche gravi. Se è così, contatta il tuo veterinario affinché intervenga in modo tempestivo.

Di seguito trovi brevi schede dedicate alle principali malattie del gatto che colpiscono l’apparato riproduttore, in particolare quello femminile.


Metrite

Infiammazione post-parto delle pareti interne dell’utero, provocata spesso da un'espulsione incompleta della placenta e dei residui fetali. In presenza dei sintomi è opportuno rivolgersi al veterinario, che effettuerà gli esami di approfondimento adeguati (analisi del sangue, radiografia, ecografia all’addome, esami citologici) per valutare la terapia più adatta.

Sintomi: febbre, vomito, diarrea, inappetenza, sonno profondo, dolori addominali, perdite vaginali di colore scuro e maleodoranti.

Terapia: antibiotici ad ampio spettro, ossitocina e prostaglandine (per l’espulsione dei residui fetali dall’utero); nei casi più gravi può rendersi necessario un intervento di ovarioisterectomia (asportazione chirurgica dell’utero e delle ovaie).


Piometra

Più rara che nel cane, è un accumulo di notevoli quantità di pus nel lume uterino della femmina intera adulta.

Questa malattia del gatto può essere diagnosticata solo dal veterinario per mezzo di ecografie, esami di laboratorio e radiografie.

Sintomi: febbre, diarrea, vomito, secrezioni purulente vulvari, inappetenza, aumento della minzione.

Terapia: antibiotici e fluidoterapia; nella maggioranza dei casi è necessaria l’esportazione dell’utero e delle ovaie (ovarioisterectomia).


Mastite

Infiammazione delle ghiandole mammarie che si presenta più spesso durante l’allattamento.

Sintomi: mammelle gonfie, dure e arrossate, con presenza si essudato purulento alla spremitura del capezzolo, dolore provocato dalla suzione del latte con conseguente rifiuto di allattare i piccoli, inappetenza, sonno prolungato, febbre.

Terapia: antibiotici.


Tumori delle mammelle

Il tumore o neoplasia è una neoformazione di tessuto caratterizzato dalla presenza di cellule atipiche, che “cresce” non solo autonomamente, ma anche in modo del tutto afinalistico e progressivo. Nella gatta i tumori mammari sono più frequenti nei soggetti non sterilizzati e adulti-anziani. Hanno un’incidenza maligna del 90%. In presenza dei sintomi, è essenziale rivolgersi immediatamente al veterinario.

Sintomi: noduli nella mammella, gonfiori e ulcerazioni cutanee; se il tumore si è diffuso attraverso le metastasi, possono esserci altri sintomi come tosse, difficoltà respiratorie e mancanza di appetito.

Terapia: solo chirurgica (asportazione di tutta la fila delle mammelle coinvolte).


Articolo a cura della Redazione di Animalidacompagnia.it, Dott.ssa Monica Viacava

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