Gatta in calore: cosa fare e riconoscere i segnali

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La riproduzione dei gatti si basa su un velocissimo accoppiamento che segue un lungo e complesso rituale di corteggiamento. Ecco come funziona e come capire se una gatta è in calore.

Quanto dura il calore della gatta

Durante la stagione degli amori, anche il gatto più mansueto subisce una trasformazione, soprattutto nel comportamento. Ciò vale in particolare per la femmina, il cui calore si manifesta più volte l’anno in un periodo compreso tra i mesi di gennaio e settembre con variazioni legate a fattori ambientali, di razza ed età.

Da ottobre a dicembre la gatta non manifesta calori e, di conseguenza, vive il cosiddetto periodo di “anestro”.

Il ciclo riproduttivo comprende 4 fasi principali: proestro, estro (in cui la femmina è fertile e accetta il maschio), diestro e anestro (quiescenza). Esso si ripete ogni due o tre settimane durante la stagione riproduttiva, fino a quando la gatta non rimane gravida.

L’estro ha una durata media di 7-9 giorni e, se si vive con una gatta non sterilizzata, è praticamente impossibili da ignorare.


Gatta in calore: sintomi

Il primo calore di una gatta arriva abbastanza presto, tra i sei e i dieci mesi di età.

Chi ha una femmina in casa dovrà quindi rivolgerle qualche attenzione in più, soprattutto al comparire dei tipici e inequivocabili comportamenti di una gatta in calore, vediamo di seguito quali.

La gatta è molto più rumorosa del solito, miagola continuamente, geme o emette vocalizzi anche per tutta la notte. Il miagolio del gatto in calore è molto simile a un pianto.

La gatta è irrequieta, non riesce a rilassarsi e a stare ferma e può avere un calo dell’appetito.

La gatta si rotola per terra e si muove gattonando. Questo è un comportamento tipico del ciclo riproduttivo e non indica sofferenza.

La gatta è più “affettuosa” del solito, si sfrega contro i mobili, le porte e le gambe del proprietario per diffondere il proprio odore.

La gatta si lava in modo eccessivo: lo fa per lenire il fastidio dovuto al gonfiore della zona genitale, ma a differenza della cagna non vi è sanguinamento.

La gatta vuole uscire, anche se è un animale domestico. La gatta in calore cercherà infatti di diffondere il proprio odore all’esterno per attirare i maschi. Se è stata installata la gattaiola a una porta o finestra, durante il calore è opportuno bloccarla per impedire che la gatta esca o che entrino gatti maschi estranei.

La gatta comunica con la coda; la sposta di lato tenendo sollevato il sedere per comunicare che è disponibile all’accoppiamento.

Questa serie di comportamenti non sono dettati da una sensazione di dolore o disagio, ma sono frutto dell’istinto e sono atti a rendere più efficiente la ricerca del partner con l’obiettivo, del tutto naturale, di procreare. Non serve agitarsi o reagire in maniera apprensiva, ma è opportuno rimanere calmi e gestire con serenità questo periodo del ciclo riproduttivo della gatta.


Come calmare la gatta in calore

Come già accennato, il calore non è un periodo accompagnato da dolore, anche se la gatta è molto agitata e irrequieta.

È possibile cercare di lenire i suoi disturbi in vari modi, anche se può risultare arduo superare senza notti insonni questa fase del ciclo.

È importante ritagliarsi del tempo per coccolarla e distrarla, giocando con lei. Si può provare a utilizzare dei diffusori per ambienti contenenti feromoni felini, molecole naturali non nocive che questa specie rilascia per comunicare.

Anche rendere comodo e accogliente il luogo dove ama riposare, riscaldandolo con una borsa dell’acqua calda, potrebbe essere utile.


Le gatte hanno il ciclo?

Il ciclo estrale è un insieme di fenomeni controllati da ipotalamo, ipofisi e ovaie e suddivisi in fasi che fanno riferimento all’attività riproduttiva dell’animale, inducendo modificazioni cicliche dell’apparato riproduttore femminile e alterazioni del comportamento.

Un aspetto peculiare del ciclo riproduttivo dei gatti è dato dal fatto che l’ovulazione è indotta dall’accoppiamento con il maschio e, quindi, non dipende solo ed esclusivamente dagli stimoli ormonali classicamente coinvolti nel processo di ovulazione.

A differenza di quanto avviene nella cagna, in cui l’ovulazione è ormono-dipendente nella gatta è conseguente a un meccanismo neuro-ormonale, che viene avviato dalla stimolazione delle pareti vaginali durante l’accoppiamento. Per questo motivo, nei felini si parla di ovulazione “indotta”: senza accoppiamento la gatta non ovula. Affinché l’ovulazione avvenga, la stimolazione da parte del maschio deve essere sufficiente, cosa che normalmente non avviene con un singolo accoppiamento. Infatti, quando la gatta è pronta ad accettare il maschio, si accoppia più volte nell’arco di 2-4 giorni e, in condizioni di libera scelta, quasi mai con lo stesso maschio.

La cagna invece è una specie monoestrale non stagionale (può presentare i cicli in qualsiasi mese dell’anno con intervalli interestrali intorno ai 7-8 mesi, ma fortemente dipendenti dalla taglia e la razza).

Nella specie canina il giorno del concepimento è più difficile da identificare, perché il giorno della fecondazione non corrisponde a quello dell’ovulazione.

Il periodo dell’ovulazione si verifica all’incirca 10-13 giorni dopo l’inizio del proestro e non corrisponde al momento di massima fertilità.


L’accoppiamento dei gatti

Con segnali così forti ed eloquenti, è naturale che al cospetto di una gatta in calore si presentino molti pretendenti.

Il rituale di corteggiamento è prolungato e ha lo scopo di chiarire ai due partner le reciproche intenzioni, evitando così malintesi che potrebbero tradursi in reazioni aggressive. I tempi del corteggiamento sono legati soprattutto alle esperienze del maschio e alla familiarità del luogo in cui avviene l’accoppiamento. Di solito una serie di azzuffate decreta il maschio prescelto, al quale tuttavia la gatta non si concede immediatamente. Spesso si diverte addirittura a rifiutarlo, ingaggiando con lui un rito di corteggiamento che può durare giorni.

Conclusa questa parentesi, la gatta in calore si rende disponibile all’atto sessuale. Una volta avvicinata e annusata la regione genitale della femmina, il maschio esibisce il comportamento di flehmen, che consente di identificare i feromoni sessuali prodotti dalla femmina. Il maschio procede poi all’accoppiamento, afferrando la femmina con i denti a livello di cute della nuca (non si tratta di un’aggressione, ma di un sistema per immobilizzare la femmina, proprio come quest’ultima immobilizza i gattini afferrandoli per la collottola). Al termine della copula la femmina emette un grido (l’atto sessuale non è un momento piacevole per la femmina a causa delle spicole che ricoprono il glande del maschio intero) e cerca di colpire il maschio che si sta ritraendo; dopo di che si rotola e si strofina al suolo.

Nel corso della stagione riproduttiva, la gatta in calore può accoppiarsi con maschi diversi, dando alla luce gattini di padri diversi. Se invece un maschio e una femmina vivono sotto lo stesso tetto, non è raro che la femmina scelga di rimanere fedele al proprio compagno disinteressandosi della concorrenza.


Sterilizzazione dei gatti

I gatti tendono a generare parecchi gattini (due o più cucciolate all’anno, ciascuna di tre-sei piccoli) e ciò può essere un grosso problema, se si ha una femmina in casa. Per questo motivo è consigliabile sterilizzare i gatti, sia maschi che femmine. Per una gatta è generalmente fatto intorno al sesto mese di vita, cioè prima che abbia il primo calore, mentre per il maschio si attende tra i sei e i dieci mesi.

È consigliabile che un gatto sia sterilizzato per diversi buoni motivi. L’intervento infatti:

• evita che a ogni calore il gatto domestico scappi per obbedire al proprio istinto;

• riduce i rischi di contrarre malattie a trasmissione sessuale come la FIV e la FeLV;

• rende il gatto meno aggressivo, in casi di aggressività su base ormonale; gli impulsi sessuali vengono sopiti, ma non l’intelligenza, la vivacità e l’istinto da cacciatore;

• nel caso della femmina, se svolto entro il primo calore (e in misura minore dopo il primo e il secondo calore), è efficace nella prevenzione dei tumori della mammella (maligni nel 90% dei casi).

La sterilizzazione della femmina viene effettuata attraverso un intervento chirurgico chiamato ovariectomia, che consiste nella rimozione delle due ovaie e, in alcuni casi, di una parte dell’utero fino alla cervice (in questo caso si parla di ovarioisterectomia) attraverso un’incisione nell’addome.


Articolo a cura della Redazione di Animalidacompagnia.it, Dott.ssa Monica Viacava

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